“È senz’altro da apprezzare che la commissione Giustizia della Camera abbia bocciato il famigerato articolo 31 del ddl Concorrenza che avrebbe permesso alle società di ingegneria, ossia alle società di capitale, di operare anche sul mercato privato”.
Solo pochi giorni fa, infatti, abbiamo rivolto un appello in tal senso al Parlamento – prosegue il Consiglio nazionale – sottolineando come il problema – per gli architetti italiani – non fosse la forma societaria di tali società ma la necessità per tutti di operare dentro regole comuni che valessero proprio per tutti. Le società di ingegneria, infatti, non hanno alcun codice etico mentre gli architetti italiani e le società tra professionisti operano nel rispetto del codice deontologico approvato dal Ministero della Giustizia: se, ad esempio, evadono il fisco vengono, giustamente, radiati dall’Albo; rispettano le molte regole della Riforma delle professioni e delle Direttive comunitarie. Tutto ciò non è previsto, invece, per le società di ingegneria.
Solo pochi giorni fa, infatti, abbiamo rivolto un appello in tal senso al Parlamento sottolineando come il problema – per gli architetti italiani – non fosse la forma societaria di tali società ma la necessità per tutti di operare dentro regole comuni che valessero proprio per tutti. Le società di ingegneria, infatti, non hanno alcun codice etico mentre gli architetti italiani e le società tra professionisti operano nel rispetto del codice deontologico approvato dal Ministero della Giustizia: se, ad esempio, evadono il fisco vengono, giustamente, radiati dall’Albo; rispettano le molte regole della Riforma delle professioni e delle Direttive comunitarie. Tutto ciò non è previsto, invece, per le società di ingegneria.
Così si è espresso il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori.